SOMMARIO
Il rilievo raffigura Luigi Tonti, artigiano meccanico con bottega a Firenze che, nell’autunno del 1854, all’Esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana tenutasi nella sua città, presentava una serie di scalpelli e di ferri forgiati e temperati con un metodo da lui inventato e adatti a lavorare una pietra tenace come il porfido.
Realizzato per collaudare gli strumenti ideati da Tonti e per celebrare la nuova scoperta, il ritratto fu eseguito dallo scultore Giovanni Dupré, che tuttavia delegò gran parte del lavoro al suo fidato collaboratore, il senese Tito Sarrocchi. Il medaglione fu presentato e premiato con una menzione onorevole all’Esposizione Universale di Parigi del 1855 come opera di Dupré che, tuttavia, riconobbe il merito del lavoro a Sarrocchi, rivendicando per sé soltanto un ruolo di semplice direzione attraverso una dichiarazione fatta pubblicare su alcuni quotidiani.
Il medaglione è perciò un caso singolare del funzionamento di una bottega di scultura intorno alla metà dell’Ottocento, ma è soprattutto una testimonianza del revival della scultura in porfido, nella cui lavorazione i toscani erano stati maestri, che si sviluppa a Firenze tra il quinto e il sesto decennio del secolo. Una ripresa promossa da alcune iniziative della Galleria dei lavori di commesso in pietre dure, tra cui la realizzazione del sepolcro in porfido della granduchessa Maria Anna Carolina di Sassonia in San Lorenzo a Firenze (1858), e che si caratterizzava per l’esplicito e programmatico richiamo alla tradizione fiorentina cinquecentesca della scultura in porfido e specialmente al suo principale protagonista, Francesco Ferrucci, detto del Tadda, alla cui produzione ritrattistica si ispira anche il medaglione dell’Accademia Carrara.
SCHEDA DI CATALOGO DI PAOLO PLEBANI
Descrizione e iconografia
Nel medaglione è raffigurato il profilo di un uomo dal naso adunco e dagli zigomi pronunciati, con baffi, pizzetto e una chioma fluente. Indossa una giacca e un copricapo, in velluto operato o ricamato, che rammenta le berrette quattrocentesche, ma soprattutto i berretti da fumo, complemento tipico dell’abbigliamento borghese nei decenni centrali dell’Ottocento.
Un’elegante iscrizione in caratteri corsivi, incisa sul verso della cornice, identifica il personaggio ritratto in Luigi Tonti, precisando le circostanze dell’esecuzione del rilievo e indicando il suo autore in Giovanni Dupré: «Il Professore Giovanni Duprè [sic] scolpiva il ritratto di Luigi Tonti ritrovatore della tempera che rende gli scalpelli resistenti a tagliare il Porfido. / Firenze 1855.» (Fig. 1). Sulla base di questa testimonianza, l’opera è stata perciò assegnata da Andrea Bacchi allo scultore senese e la sua realizzazione ricondotta alla scoperta da parte di Tonti di un metodo per preparare strumenti adatti a lavorare una pietra tenace come il porfido.1 Nella esigua letteratura successiva sono state recepite le conclusioni dello studioso, anche l’errata lettura del cognome dell’effigiato sull’iscrizione, indicato da Bacchi e in seguito come ‘Fonti’, ma che in realtà va letto ‘Tonti’, come hanno confermato i controlli sulla documentazione d’archivio e a stampa effettuati in questa occasione. Il reperimento di nuove informazioni consente ora di fornire alcune precisazioni sulla paternità dell’opera e sulla sua esecuzione, e di puntualizzare meglio quanto indicato nell’iscrizione. Quest’ultima, sebbene ottocentesca, potrebbe non essere coeva alla realizzazione del rilievo che – stando a quanto indicherebbe un esame accurato dei margini e del verso del porfido – in origine doveva essere montato in una cornice diversa.
Scarse le notizie sul personaggio ritratto, Luigi Tonti. Non si conoscono i suoi estremi anagrafici e le indicazioni rintracciate riguardano esclusivamente l’attività professionale di «artista meccanico» con bottega a Firenze al numero 5064 di via Chiara.2 La notizia più antica risale al 1844, quando Tonti viene premiato con la medaglia di bronzo all’Esposizione dei prodotti di arti e manifatture toscane per un ago in acciaio per cucire «che dentro di sé ne contiene altri tre gradatamente più piccoli, e ciascuno inserito dentro l’altro».3 Tuttavia, il nome di questo artigiano è legato soprattutto alla sua momentanea fama di inventore di strumenti in acciaio adatti a lavorare il porfido. La scoperta venne presentata all’Esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana tenutasi a Firenze nell’autunno del 1854, alla quale Tonti inviava i suoi resistentissimi scalpelli in acciaio. Ciò non soltanto gli valse il premio della medaglia d’argento, ma diede pure origine a una polemica che ebbe una certa risonanza nei quotidiani e nelle riviste dell’epoca, poiché lo scultore Pietro Focardi rivendicava il primato di questa invenzione.4
Vicenda critica
Alla fine del novembre 1854 risale la richiesta che Tonti rivolgeva alla Galleria dei lavori di commesso in pietra dura di un blocco di porfido nel quale scolpire il busto ritratto del granduca, realizzazione di cui non rimane più traccia. La prima menzione del Ritratto di Luigi Tonti si rintraccia proprio all’interno di questa istanza, per la precisione in una lettera datata 25 novembre 1854, scritta da Alessandro Landi, direttore della Galleria di commesso in pietra dura, al marchese Bartolomeo Bartolini Baldelli, sovrintendente della Real Casa di Lorena. Nella missiva si afferma che l’artigiano aveva dato prova della sua scoperta «presentando all’Istituto Tecnico il proprio ritratto scolpito in basso rilievo dal Prof. Giovanni Dupré».5
In un articolo non firmato, ma inviato alla redazione del settimanale Le Arti del disegno e pubblicato nel primo numero del gennaio 1855, si fornisce una precisa ricostruzione della vicenda, dalla quale risulta che l’esecuzione del rilievo era ancora in corso in quel momento: «Nel settembre 1854, Luigi Tonti […] presentava all’Esposizione Toscana nel Regio Istituto Tecnico (unitamente ad un saggio di acciajo ad esso esposto) diversi scalpelli temperati di sua invenzione, non che un pezzo di porfido rozzamente da quelli tagliato. Fu allora che il professore Sig. Giovanni Dupré per sua gentilezza imprese a scolpire in quel granito un basso rilievo rappresentante il ritratto del Tonti, nel quale sta attualmente lavorando, e sarà questo il primo lavoro che mostrerà aver rinvenuta un’arte cui fino dal 1630 era perduta».6 Tale ricostruzione è confermata anche da una testimonianza di pochi giorni dopo, dove si precisa che per l’esposizione di Parigi, Dupré preparava «una scultura in porfido, rappresentante in bassorilievo il ritratto del Tonti medesimo».7
Il rilievo fu esposto all’Esposizione Universale tenutasi agli Champs-Élysees tra il maggio e il novembre 1855 e ottenne dalla giuria una menzione onorevole.8 Tuttavia, in una dichiarazione comparsa in Le Arti del disegno e nel Monitore Toscano, Dupré stesso precisò che tale riconoscimento non spettava a lui, ma a Tito Sarrocchi: «quel lavoro fu eseguito nel mio studio dal giovane Tito Sarrocchi, il quale come fu mio allievo, così m’è grato poterlo oggi chiamare mio amico; ed io non vi ebbi d’altra parte che quella della semplice direzione».9
Attribuzione e datazione
Lavoro di un collaboratore esperto, condotto sotto la guida del maestro, il porfido Zeri è un caso limite, ma emblematico, del funzionamento di una bottega di scultura durante l’Ottocento e un interessante esempio delle relazioni di lavoro che potevano instaurarsi tra il capo bottega e un suo aiutante. I mesi tra il settembre 1854 e il maggio 1855 (termine cronologici entro i quali si può circoscrivere l’esecuzione del rilievo) sono d’altra parte gli ultimi del lungo sodalizio tra Dupré e Sarrocchi. Iniziato al principio del 1844, quando il giovane faceva il suo ingresso nello studio del maestro per perfezionarsi nel mestiere, tale sodalizio si sviluppò in una collaborazione e in un’amicizia sempre più stretta, tanto che tra l’autunno 1853 e la primavera 1854, quando Duprè si trasferì a Napoli per un esaurimento nervoso, lasciò la direzione della bottega a Sarrocchi. All’interno dello studio, inoltre, era nota ed apprezzata l’abilità del giovane nel lavorare le pietre più tenaci e la sua esperienza come ‘finitore’. Fu proprio nell’estate 1855 che le vicende dei due artisti presero strade diverse, poiché, grazie alle raccomandazioni del maestro, Sarrocchi otteneva l’incarico di portare a termine il monumento all’ingegnere Giuseppe Pianigiani nella chiesa di San Domenico a Siena, lasciato incompiuto per la morte improvvisa dello scultore Enea Beccheroni, commissione che sancì il suo definitivo ritorno nella città natale e l’avvio di una brillante carriera.10
Forse per la sua paternità scivolosa, più verosimilmente per la scelta di un materiale così singolare, il rilievo Zeri non trova facilmente confronti nel catalogo di Dupré e ancor meno in quello di Sarrocchi che, in questi anni, non ha una sua produzione indipendente e riconoscibile. Tuttavia, la lavorazione del tessuto operato del copricapo, nella quale si alternano superfici levigate e lucide e superfici trattate con un reticolo regolare di lievi fori di trapano (Fig. 2), rammenta quella dell’abito del Giotto (Firenze, Loggiato degli Uffizi, 1842-1845; Fig. 3) o quella simile del morbido guanciale sui cui si adagia il fanciullo addormentato nel Sonno dell’Innocenza (Siena, Museo dell’Opera del Duomo, 1844-1845; Fig. 4), scolpiti da Dupré pochi anni prima.11
Come già suggerito da Bacchi (in Il conoscitore d’arte 1989), per contestualizzare il rilievo Zeri è utile rammentare il clima di revival della scultura in porfido, nella cui lavorazione i toscani erano stati maestri, che si sviluppa a Firenze tra il quinto e il sesto decennio dell’Ottocento.12 Una ripresa promossa da alcune iniziative della Gallerie dei lavori di commesso in pietre dure e dalla messa punto di nuove tecnologie per la lavorazione di questi materiali.13 In primo luogo, la realizzazione, su disegno dell’architetto Gaetano Baccani, del sepolcro in porfido della granduchessa Maria Anna Carolina di Sassonia, morta precocemente nel 1832 e collocato nel 1858, al termine dei lavori, in San Lorenzo a Firenze, nella cappella del Sacramento (Fig. 5).14 A seguire, l’impegnativo e lungo restauro (1841-1855) della tazza in porfido proveniente da Villa Medici che fu collocata in Palazzo Pitti nella cosiddetta Saletta della tazza.15 Il nome di Dupré e della sua officina è legato peraltro a quest’ultima impresa, perché fu proprio lo scultore a essere incaricato nel 1854 di realizzare la base per la grande tazza. Il modello era terminato nel 1857, ma i lavori furono interrotti dalla rivoluzione toscana del 1859 e non vennero più ripresi, sino a che il modello in gesso fu donato dagli eredi all’Accademia Scalabrino di Montecatini.16
All’interno di questa congiuntura va inserito il medaglione Zeri, in particolare nell’esplicito richiamo alla tradizione fiorentina cinquecentesca della scultura in porfido e specialmente al suo principale e solitario protagonista Francesco Ferrucci, detto del Tadda (Fiesole, 1497 - Firenze, 1585), poiché è proprio dagli esempi di quest’ultimo – si pensi specialmente ai nove ovali con effigi dei Medici già in Palazzo Pitti e ora al Museo Nazionale del Bargello o al Ritratto di Cosimo I di Londra (Victoria and Albert Museum, inv. 1-1864; Fig. 6) – che dipende la scelta del profilo e l’impostazione del busto ritratto di Luigi Tonti.17
PROVENIENZA
Provenienza e storia museale
Non sono molte le informazioni sulle vicende collezionistiche di questo oggetto che Federico Zeri riceveva, in una data imprecisata, dall’antiquario Franco Di Castro (Roma, 1934-2012). Con il legato dello storico dell’arte in favore dell’Accademia Carrara (1998), il rilievo è giunto all’istituzione bergamasca, dove è stato esposto per alcuni anni, tra il 2000 e il 2008, al secondo piano del percorso espositivo, nella sala XII, all’interno di una delle vetrine che ospitavano i pezzi di minori dimensioni della collezione Zeri. Nel 2008, con la chiusura del museo per lavori di ristrutturazione, il medaglione è stato collocato nei depositi, dove è tuttora custodito e da dove è uscito soltanto in occasione di esposizioni temporanee.
CONSERVAZIONE E RESTAURI
Stato di conservazione
Il rilievo si presenta in buone condizioni. Tale situazione è da attribuire alle caratteristiche di resistenza del litotipo costitutivo, una lastra di porfido rosso antico, alla cura con cui evidentemente l’oggetto è stato conservato e anche a un intervento di restauro non documentato, ma relativamente recente, al quale riferire lo spesso strato di protettivo, forse ceroso, ben visibile sulla superficie e applicato a pennello con l’opera inserita all’interno della cornice. Si riscontra inoltre una differenza cromatica e di lucidatura tra il volto e il resto del rilievo, attribuibile a un trattamento superficiale differente.
Sul recto (Fig. 7), precisamente sul sopracciglio e all’angolo dell’occhio, si rilevano due microstuccature, verosimilmente riconducibili a un intervento recente, come pare indicare la loro spiccata fluorescenza all’osservazione in luce ultravioletta. I bordi coperti dalla cornice presentano le maggiori tracce di degrado del porfido, legate soprattutto a danni meccanici: diverse lacune, graffi e alcuni residui di uno stucco bianco, forse a base di gesso, soprattutto lungo il margine inferiore. La posizione di tali residui e la presenza di una lacuna dalla forma regolare e di una zona di decisa abrasione localizzate rispettivamente in alto e in basso lungo il margine del rilievo, in posizione perfettamente centrale, suggeriscono che il porfido fosse inserito in origine all’interno di una cornice diversa da quella attuale. Questa ipotesi sembra confermata dalla presenza di un bordo inciso regolare la cui dimensione non coincide però con l’area di appoggio dell’attuale cornice. Sulla metà superiore del verso (Fig. 8) si rileva inoltre una lavorazione costituita di fitte sgraffiature verticali e parallele tra loro. Infine, sempre sul verso, sulla destra, si notano tracce di un adesivo di forma circolare, che inducono a ipotizzare l’antica presenza di un’etichetta, una ceralacca o simili.
L’attuale cornice è realizzata in lega di rame, parzialmente dorata e laccata, ed è costituita da due valve, una cava e una piatta, unite da una serie di otto viti in lega di rame, verosimilmente ottone (Fig. 2). Le condizioni conservative sono buone, ma si rilevano alcune abrasioni lungo la doratura e qualche ossidazione all’interno, che hanno parzialmente interessato anche il rilievo. Due delle viti – la prima spezzata e parzialmente lacunosa, la seconda completamente mancante della testa – sono state sostituite nel 2022 con nuove viti, sempre in ottone, appositamente realizzate.
Restauri
2011 - Alda Traversi: manutenzione
2022 - Valeria Galizzi: manutenzione e sostituzione di
due viti della cornice.
ESPOSIZIONI
Esposizioni
Exposition Universelle des produits de l’Agriculture, de l’Industrie et des Beaux-Arts, Paris, Champs-Élysees, 15 maggio – 15 novembre 1855, cat. n. 88.
Il conoscitore d’arte. Sculture dal XV al XIX secolo della collezione di Federico Zeri, Milano, Museo Poldi Pezzoli, 10 marzo - 14 maggio 1989; Bergamo, Accademia Carrara, 3 giugno - 23 luglio 1989, cat. n. 31.
La donazione Federico Zeri. Cinquanta sculture per Bergamo, Bergamo, Palazzo della Ragione, 30 marzo - 25 giugno 2000, s.n.
Il capolavoro non esiste. L’universo Zeri dall’Accademia Carrara di Bergamo al presente, Bressanone, Museo Diocesano / Palazzo Vescovile, 13 maggio - 28 agosto 2011, cat. n. 42.
Sculture dalle collezioni Santarelli e Zeri, Roma, Fondazione Roma Museo, Palazzo Sciarra, 14 aprile – 1° luglio 2012, cat. n. III.89.
Roma Eterna. 2000 Jahre Skulptur aus den Sammlungen Santarelli und Zeri, Basilea, Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig, 5 giugno 2014 - 19 gennaio 2015, cat. n. XVI.71.
BIBLIOGRAFIA
Bibliografia
L’acciaio e il porfido (articolo comunicato), in «Le Arti del disegno», II, 1, 3 gennaio 1855, p. 3 [Dupré].
F.G., Esposizioni dei prodotti naturali e industriali della Toscana nell’I.R. Istituto Tecnico per l’Esposizione Mondiale di Parigi. Articolo VII, in «Il buon gusto», IV, 20, 7 gennaio 1855, p. 77 [Dupré].
Luigi Iandelli, Rivista dell’Esposizione Industriale Toscana. Articolo VI, in «Polimazia di famiglia», I, App. n. 113, 12 gennaio 1855, p. 446 [Dupré].
F.G., Esposizioni annuale dell’I. e R. Accademia di Belle Arti in Firenze. Anno 1855, in «Il buon gusto», V, 9, 21 ottobre 1855, p. 33 [Sarrocchi].
Giovanni Dupré, Dichiarazione, in «Monitore Toscano», 274, 24 novembre 1855, p. 3 [Sarrocchi].
Giovanni Dupré, Dichiarazione, in «Le arti del disegno», II, 48, 28 novembre 1855, p. 192 [Sarrocchi].
Esposizione Universale di Parigi. Premi conferiti dal Giurì Internazionale agli Espositori Toscani, in «Lo Spettatore. Rassegna Letteraria, Artistica, Scientifica e Industriale», I, 47, 23 dicembre 1855, p. 560 [Sarrocchi].
F.G., Cose del giorno, in «Il buon gusto», V, 18, 23 dicembre 1855, p. 71 [Sarrocchi].
Exposition Universelle de 1855. Rapports du jury mixte international publiés sous la direction de S.A.I. le Prince Napoléon Président de la Commission Impérial, Paris, Imprimerie Impérial, 1856, 2 tomi, t. II, p. 58 [Dupré].
Album de l’exposition universelle dédié à S. A. I. le prince Napoléon par M. le Baron L. Brisse, 3 voll., Paris, Bureaux de l’Abeille Impériale, 1856-1859, II, 1857, p. 479 [Dupré].
Andrea Bacchi, in Il conoscitore d’arte: Sculture dal XV al XIX secolo della collezione di Federico Zeri, catalogo della mostra (Milano, Museo Poldi Pezzoli, 10 marzo - 14 maggio 1989; Bergamo, Accademia Carrara, 3 giugno - 23 luglio 1989), a cura di Andrea Bacchi, Milano, Electa, 1989 pp. 76-77 cat. n. 31 [Dupré].
Italo Faldi, In famiglia. Le statue di Zeri, in «FMR», XIV, 70, aprile 1989, pp. 70, p. 73 (ill.), 80 [Dupré].
Andrea Bacchi, Francesco Rossi, La donazione Federico Zeri. Cinquanta sculture per Bergamo, catalogo della mostra (Bergamo, Palazzo della Ragione, 30 marzo - 25 giugno 2000), a cura di Andrea Bacchi, Francesco Rossi, Bergamo, Accademia Carrara di Belle Arti, 2000, pp. 84-85 [Dupré].
Andrea Bacchi, Federico Zeri collezionista di sculture, in La donazione Federico Zeri. Cinquanta sculture per Bergamo, catalogo della mostra (Bergamo, Palazzo della Ragione, 30 marzo - 25 giugno 2000), a cura di Andrea Bacchi, Francesco Rossi, Bergamo, Accademia Carrara di Belle Arti, 2000, p. 19 [Dupré].
Il capolavoro non esiste. L’universo Zeri dall’Accademia Carrara di Bergamo al presente, catalogo della mostra (Bressanone, Museo Diocesano/Palazzo Vescovile, 13 maggio - 28 agosto 2011), a cura di Maria Cristina Rodeschini, Paola Tognon, Torino, Allemandi, 2011, p. 89 cat. n. 42 [Dupré].
Dario Del Bufalo, Porphyry. Red Imperial Porphyry. Power and Religion, Torino, Allemandi, 2012, pp. 50 (ill. 51), 136 n. R36 [Dupré].
Carlo La Bella, in Sculture dalle collezioni Santarelli e Zeri, catalogo della mostra (Roma, Fondazione Roma Museo, Palazzo Sciarra, 14 aprile – 1° luglio 2012), a cura di Andrea G. De Marchi, Milano, Skira, 2012, pp. 119 (ill.), 155 cat. n. III.89 [Dupré].
Tomas Lochman, in Roma Eterna. 2000 Jahre Skulptur aus den Sammlungen Santarelli und Zeri, catalogo della mostra (Basilea, Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig, 5 giugno 2014 - 19 gennaio 2015), testi di Dario Del Bufalo, Esaù Dozio, Laurent Gorgerat, Tomas Lochman, Daniela Ricci, Milano, Skira, 2014, pp. 204-205 cat. n. XVI.71 [Dupré].
Dario Del Bufalo, Porphyry. Red Imperial Porphyry. Power and Religion, revised and expanded second edition, Torino, Allemandi, 2018, pp. 50 (ill. 51), 136 n. R36 [Dupré].
Bibliografia citata
Bertelli 1987 = Fabio Bertelli, L’archivio storico dell’Opificio delle Pietre Dure: politica amministrativa ed attività di restauro, in «OPD Restauro», 2, 1987, pp. 115-120.
Bertelli 1988 = Fabio Bertelli, La macchina a vapore e la crisi di mutazione della manifattura granducale in opificio statale, in «OPD Restauro», 3, 1988, pp. 165-176.
Blanc-Riehl 2003 = Clément Blanc-Riehl, Epilogue: des Holstein Gottorp aux Savoie, in Porphyre. La pierre pourpre des Ptolémées aux Bonaparte, catalogo della mostra (Parigi, Musée National du Louvre, 17 novembre 2003 - 16 febbraio 2004), a cura di Philippe Malgouyres, con la collaborazione di Clément Blanc-Riehl, Paris, Éditions de la Réunion des Musées Nationaux, 2003, pp. 182-190.
Butters 1996 = Suzanne Butters, The Triumph of Vulcan. Sculptor’s Tools, Porphyry and the Prince in Ducal Florence, 2 voll., Firenze, Olschki, 1996.
Capecchi 2003 = Gabriella Capecchi, La “tazza” di porfido, da Villa Medici a Pitti, in Palazzo Pitti La reggia rivelata, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 7 dicembre 2003 - 31 maggio 2004), a cura di Gabriella Capecchi, Amelio Fara, Detlef Heikamp, Vincenzo Saladino, Firenze, Giunti, 2003, pp. 154-163.
Di Castro 1987 = Daniela Di Castro, The Revival of the Working of Porphyry in Sixteenth-Century Florence, in «Apollo», CXXVI, 308 (n.s.), ottobre 1987, pp. 242-248.
Dupré 1855a = Giovanni Dupré, Dichiarazione, in «Monitore Toscano», 274, 24 novembre 1855, p. 3.
Dupré 1855b = Giovanni Dupré, Dichiarazione, in «Le arti del disegno», II, 48, 28 novembre 1855, p. 192.
Esposizione 1855 = Esposizione Universale di Parigi. Premi conferiti dal Giurì Internazionale agli Espositori Toscani, in «Lo Spettatore. Rassegna Letteraria, Artistica, Scientifica e Industriale», I, 47, 23 dicembre 1855, pp. 559-562.
Exposition 1856 = Exposition Universelle de 1855. Rapports du jury mixte international publiés sous la direction de S.A.I. le Prince Napoléon Président de la Commission Impérial, 2 vol., Paris, Imprimerie Impérial, 1856.
Iandelli 1855 = Luigi Iandelli, Rivista dell’Esposizione Industriale Toscana. Articolo VI, in «Polimazia di famiglia», I, App. n. 113, 12 gennaio 1855, p. 446.
Il conoscitore d’arte 1989 = Il conoscitore d’arte. Sculture dal XV al XIX secolo della collezione di Federico Zeri, catalogo della mostra (Milano, Museo Poldi Pezzoli, 10 marzo - 14 maggio 1989; Bergamo, Accademia Carrara, 3 giugno - 23 luglio 1989), a cura di Andrea Bacchi, Milano, Electa, 1989.
La cappella 1979 = La cappella dei Principi e le pietre dure a Firenze, a cura di Umberto Baldini, Annamaria Giusti, Annapaula Pampaloni Martelli, Milano, Electa, 1979.
L’acciaio 1855 = L’acciaio e il porfido (articolo comunicato), in «Le Arti del disegno», II, 1, 3 gennaio 1855, p. 3.
Modo di scolpire 1854 = Modo di scolpire nel porfido, in «Il Pirata. Giornale letterario-artistico teatrale», XX, 47, 10 dicembre 1854, p. 187.
Palazzo Pitti 2003 = Palazzo Pitti La reggia rivelata, catalogo della mostra (Firenze, palazzo Pitti, 7 dicembre 2003 - 31 maggio 2004), a cura di Gabriella Capecchi, Amelio Fara, Detlef Heikamp, Vincenzo Saladino, Firenze, Giunti, 2003.
Pampaloni Martelli 1978 = Annapaula Pampaloni Martelli, Il porfido rosso antico, in Il Museo dell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze, a cura di Anna Maria Giusti, Paola Mazzoni, Annapaula Pampaloni Martelli, introduzione di Umberto Baldini, Milano, Electa, 1978, pp. 271-272.
Pierini 1999 = Marco Pierini, Tito Sarrocchi scultore, in Tito Sarrocchi. 1824-1900. Sculture, modelli in gesso, bozzetti, catalogo della mostra (Siena, Complesso museale di Santa Maria della Scala - Magazzini della Corticella, 7 agosto – 3 ottobre 1999), a cura di Marco Pierini, Siena, Protagon - Editori Toscani per Santa Maria della Scala, 1999, pp. 11-29.
Rapporto 1844 = Rapporto della pubblica esposizione dei prodotti di arti e manifatture toscane eseguita in Firenze nel settembre 1844 da una Deputazione eletta dalla Commissione incaricata dell’esame delle manifatture e dell’aggiudicazione de’ premi, Firenze, nella stamperia Piatti, 1844.
Rapporto 1854 = Rapporto generale della pubblica esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana fatta in Firenze nell’I. e R. Istituto tecnico toscano nel 1854, Firenze, Tip. Barbera Bianchi, 1854.
Scoperta 1854 = Scoperta interessantissima, in «Bullettino delle arti del disegno e dei mecenati di quelle in Italia», I, 47, giovedì 23 novembre 1854, p. 375.
Spalletti 2002 = Ettore Spalletti, Giovanni Duprè, Milano, Electa, 2002.
Tito Sarrocchi 1999 = Tito Sarrocchi. 1824 – 1900. Sculture, modelli in gesso, bozzetti, catalogo della mostra (Siena, Complesso museale di Santa Maria della Scala - Magazzini della Corticella, 7 agosto - 3 ottobre 1999), a cura di Marco Pierini, Siena, Protagon Editori Toscani per Santa Maria della Scala, 1999.
NOTE
Note
-
A. Bacchi, in Il conoscitore d’arte 1989, p. 76. ↩︎
-
L’acciaio 1855, p. 3. ↩︎
-
Rapporto 1844, p. 33. ↩︎
-
Rapporto 1854, parte II, pp. 189-190; Scoperta 1854; Modo di scolpire 1854. ↩︎
-
Firenze, Archivio dell’Opificio delle Pietre Dure, filza 11, inserto 99. La documentazione è menzionata succintamente in Bertelli 1987, p. 116 e utilizzata da A. Bacchi, in Il conoscitore d’arte 1989, p. 76. ↩︎
-
L’acciaio 1855. ↩︎
-
Iandelli 1855. ↩︎
-
Exposition 1856, II, p. 58. ↩︎
-
Dupré 1855a; Dupré 1855b; Esposizione 1855, p. 560. ↩︎
-
Sullo scultore: Pierini 1999 (in particolare, per Sarrocchi nella bottega di Dupré, pp. 11-12). Nel regesto biografico pubblicato all’interno del catalogo della mostra sull’artista senese del 1999 si segnala, sulla base di documentazione rintracciata da Marco Pierini presso gli eredi Sarrocchi, che lo scultore e Luigi Tonti ricevevano una «menzione d’onore per un saggio di scultura in porfido eseguito dal primo con ferri e scalpelli temperati fornitigli dal secondo» all’Esposizione Universale di Firenze del 1855: Tito Sarrocchi 1999, p. 136. Si tratta in realtà dell’Esposizione Universale di Parigi sopra menzionata. ↩︎
-
Spalletti 2002, pp. 30-31 e nota 82, 35-36 e nota 132. ↩︎
-
A. Bacchi, in Il conoscitore d’arte 1989, p. 76. Sul revival toscano della scultura in porfido: Pampaloni Martelli 1978; Blanc-Riehl 2003, pp. 186-187. ↩︎
-
Bertelli 1987; Bertelli 1988 ↩︎
-
A. Pampaloni Martelli, in La cappella 1979, pp. 311-312 n. 127. ↩︎
-
Capecchi 2003; G. Capecchi, in Palazzo Pitti 2003, p. 611, cat. n. 154. ↩︎
-
Spalletti 2002, pp. 112-115. ↩︎
-
Su Francesco Ferrucci: Di Castro 1987; Butters 1996, passim. ↩︎